L'Avvento è tempo di attesa. L'atteso
è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore promesso agli uomini
fin dalla loro prima caduta. Il suo venire significa dunque salvezza: perdono di
Dio, cessazione della morte, richiudimento dell'inferno e riaprimento del paradiso,
gioia, ineffabile gioia, interminabile gioia. Nessuna attesa può essere perciò
più affamata di questa, più accesa di desideri, più fremente
di slanci, più sospirosa, più supplichevole. La liturgia dell'Avvento,
la preghiera della Chiesa in queste quattro settimane che figurano le quattro migliaia
d'anni intercidenti fra la disubbidienza di Eva e l'ubbidienza di Maria, è
infatti tutta una supplica, un'invocazione a Colui che deve venire, perché
venga dunque, venga presto, venga senza più indugio; gli occhi della Chiesa
stanno in questo tempo fissi di continuo al cielo, ardendo che s'apra, e la parola
che più spesso le esce dai labbri è veni, "vieni":
sospiro, anelito, grido, di mano in mano che l'attesa si prolunga, che l'Atteso si
approssima.
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni: "Sveglia, Signore, la tua potenza,
e vieni!" È la messa della prima domenica; è l'alba dell'Avvento;
è Adamo, è Eva… La certezza ch'Egli verrà placa e arroventa
l'impazienza dell'attesa: Ecce, Dominus veniet… Ecce veniet Propheta magnus…
Il Signore verrà… Verrà il grande Profeta… E di nuovo (è l'oremus
del vespro, è l'ultima orazione della giornata): Excita, Domine, potentiam
tuam, et veni…
Passa una settimana, passano mille anni: da mille anni impera la morte, di mille
anni è più vicina la salvezza. Messa: Populus Sion, ecce Dominus
veniet ad salvandas gentes: "Popolo di Sion, ecco che il Signore sta
per venire a salvar le nazioni…" Ex Sion species decoris eius. Deus manifeste
veniet: "Dio verrà in tutto il suo splendore". Vespro:
Ecce in nubibus coeli Dominus veniet… Ecce apparebit Dominus et non tardabit…
Veniet Dominus in regnum aeternum… Ecce Dominus noster cum, virtute veniet… Il
Signore verrà; verrà senza ritardo; verrà per un regno eterno;
verrà con grande potere…
Terza domenica: altri mille anni di più, altri mille anni di meno. Messa:
Qui sedes, Domine, super Cherubim, excita potentiam tuam, et veni… Alleluia, alleluia.
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni ut salvos nos facias… Tu che siedi, Signore,
sui Cherubini, sveglia la tua potenza e vieni.… Vieni a salvarci…
Quarta domenica: da tremila, fra mille. Excita, Domine, potentiam tuam, et veni…
Alleluia, alleluia. Veni, Domine, et noli tardare… Ecce veniet ad salvandum… Ecce
veniet desideratus… Veni, Domine, et noli tardare… Dominus veniet, alleluia, alleluia…
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni… E non è più il sacerdote
solo, che implora a nome dei popolo, né più la sola domenica, ne alla
messa o al vespro soltanto: è ormai tutto il popolo, tutti i giorni, che chiama
e grida: O Sapientia… veni!… O Adonai…, veni!… O Radix Iesse… veni!… O Clavis
David… veni!… O Oriens… veni!… O Rex gentium… veni!… O Emmanuel… veni!
Gli alberi stessi, tendendo al cielo quelle lor braccia nude, par che ormai implorino:
–Vieni! –
Finché una mattina il sacerdote, ascesi i gradini dell'altare, tutto parato
di viole, apre le braccia e dice: Hodie scietis quia veniet Dominus… Oggi,
oggi stesso, fra poche ore, verrà, voi lo vedrete, il Signore. E a mezzanotte…
Testo tratto da: TITO CASINI, Il Pane sotto la neve, Firenze: LEF, 1935/2,
pp. 19-21.