Come la liturgia dell'Avvento,
quattro settimane d'invocazioni, di gemiti, di speranze, si può riassumere
in una parola - "Vieni!" - così la liturgia natalizia, quaranta
giorni di giubilo, di adorazione, di gratitudine, si può restringer tutta
in un grido: "È venuto!"
Il soggetto è il medesimo. Gli occhi della Chiesa, fin qui appuntati contro
il cielo (Rorate, coeli...), ora stan chini su una greppia, dentro una stalla,
la quale non ha nulla da invidiare al paradiso, dacché vi è Lui, il
Promesso, il Desiderato, l'Invocato, l'Aspettato: Gesù. Gesù è
nato, Gesù è tra noi, sulla terra, Gesù è nostro - e
se Gesù è nostro, che cosa non è nostro? È nostro il
paradiso, che avevamo perduto, e non è più nostra la morte, che avevamo
acquistato.
Gesù nato, paradiso riaperto; Gesù in terra, noi in cielo: è
questa la sublime equazione da cui scende la gioia di questo tempo, e che si esprime
in quel grido solo: "È venuto!" Hodie nobis coelorum Rex de virgine
nasci dignatus est...: "Oggi il Re del cielo s'è degnato nascer da
una vergine per richiamare al regno celeste l'uomo perduto. L'esercito degli angeli
fa festa perché al genere umano è apparsa la vita eterna..." Così
cantano, impazienti, i mattutini natalizi prima ancora che gli angeli abbiano intonato
il loro canto. E ancora: Hodie nobis de coelo pax vera descendit...: "Oggi davvero
è scesa per noi dal cielo la pace; oggi per tutto il mondo i cieli han stillato
il miele; oggi risplende a noi il giorno della redenzion nuova, dell'antica riparazione,
della felicità senza fine..." E, dì lì a poco, l'offertorio
della messa notturna: Laetentur coeli et exsultet terra...: "I cieli
si rallegrino e trasalisca la terra dinanzi alla faccia del Sìgnore: Egli
è venuto!" Messa dell'aurora, communio: Exsulta, filia Sion...:
"Rallegrati: figlia di Sion; figlia di Gerusalemme, esci in lodi: il tuo Re
è venuto, il Santo, il Salvatore del mondo!" Messa del giorno, graduale:
Dies sanctificatus illuxit nobis...: "Giorno di santità si è
levato per noi: venite, popoli, e adorate il Signore, perchè oggi una luce
grande è scesa sopra la terra!" E il vespro, riunendo in un solo tratto
tutti i sensi della giornata: Hodie Christus natus est nobis; hodie Salvator apparuit;
hodie in terra canunt angeli, laetantur archangeli; hodie exsultant iusti dicentes:
Gloria in excelsis Deo, alleluia! Canto di angeli, allegrezza di arcangeli, esultanza
di giusti... Perché? Perché Egli è venuto.
"E venuto!" canta in varietà di toni e di voci tutta l'ottava natalizia;
"è venuto!" canta l'Epifania. Surge, illuminare, Ierusalem...:
"Sorgi e risplendi, Gerusalemme, perchè il tuo lume è venuto..."
Ecce advenit Dominator Dominus... : "Ecco ch'è venuto il supremo
Signore..." E poi di nuovo: Surge, illuminare, Ierusalem, quia venit lumen
tuum...
Il colmo di questa gioia scoppia nell'ultimo giorno, quando la Vergine sale al
tempio per purificarsi portando il Figlio da presentare al Signore, e la Chiesa fa
sue, fa d'ognuno dei suoi figli, le parole di Simeone che lo ha visto, che lo ha
retto nelle sue braccia: "Ora, Signore, licenzia pure il tuo servo..."
Ora ch'Egli è venuto noi possiamo, è vero, anche morire. Che cos'è
la morte, ora ch'Egli è venuto, se non un licenziamento dalla fatica
al riposo, dalla servitù alla libertà, dalla morte alla vita?
Testo tratto da: TITO CASINI, Il Pane sotto la neve, Firenze: LEF, 1935/2,
pp. 125-128.