I GIORNI DEL CASTAGNO
di Tito Casini


XIV - VENTINOVE GIUGNO

Simone, figliolo di Giovanni, ti ricordi di Tiberiade? «Quand'eri giovane ti cingevi la veste e andavi dove ti pareva, ma quando sarai invecchiato stenderai le tue manì e un altro ti cingerà e ti menerà dove non vuoi». Ecco che t'hanno menato dove tu non volevi. Ecco che s'avverano (Malco può rallegrarsi) le parole dell'orto: «Chi darà di mano alla spada, di spada morrà». Oggi tu morirai.
T'hanno riconosciuto per «uno di quelli», anzi per il capo di quelli, e oggi non c'è negazione che ti possa salvare. E come potresti, ormai, negar Cristo - senza negare te stesso?
Come l'immagine all'oggetto, come l'ombra al corpo, come la luce al sole, così tu sei legato a Cristo - dal giorno di Tiberiade che tu prendesti in consegna pecore e agnelli. Perciò anche la pena sarà la stessa: stenderai le mani e non potrai più accoppiarle, allungherai i piedi e non potrai più ritirarli: due travi e quattro chiodi te l'impediscono.
T'han crocifisso e hanno rizzato la croce: i piedi in aria e la testa in giù: così era sull'ora nona l'ombra di Cristo sul Calvario. Così, col globo sulle spalle, le braccia tese a sostenerlo e i piedi in direzione del cielo, tu compi il tuo ministero, ch'è di reggere il mondo e portarlo fuori del mondo... Qualcuno di questi idolatri tuoi crocifissori può credere, vedendoti, di vedere Atlante - ma tu sei più che Atlante, tu che reggi, col globo, il peso inenarrabile della Chiesa.
Tu, nondimeno, vedendoti sotto gli occhi tutto quell'azzurro dell'aria, ti dimentichi d'esser papa, ti dimentichi d'esser vecchio, d'essere a Roma: sei tornato giovane (come quando ti cingevi la veste e andavi dove ti pareva), sei tornato pescatore (pescatore di pesci, dopo tanto pescar d'uomini), sei ritornato sul mare. È il tuo mare di Cafarnao, azzurro come quest'aria di giugno, e aspetti, fermo, con Andrea, il momento di ritirare la rete. Egli passa, lungo la riva, e vi vede,e vi chiama... È l'alto mare di Galilea, ci siete tutti e s'è levata gran tempesta, ma egli è li a poppa che dorme col capo sopra un guanciale... Anche stavolta andate a Gerasa e la tempesta è più forte ed egli non c'è: dalla paura voi urlate... Ma eccolo là che vi viene incontrocamminando sull'onde. Tu, che gli vuoi più bene e hai più fede di tutti, «Comandami», gli gridi, «di venire a te sull'acque»: te lo comanda e tu vai. Il vento però è gagliardo, tu hai paura, ecco tu principi a affondare: «Signore, salvami!»
O di poca fede, di che cosa hai paura? Quattro chiodi e due travi oggi t'impediscono d'affondare. Poggia pur tranquillo le piante: nessuna tempesta agita questo mare che ti sta sotto gli occhi. Nuvoli, nuvoli di giugno, che il sole forma e disperde; e le saette, que' righi rossi che tu vedi a tratto a tratto contro l'azzurro, son due righi di sangue che da' tuoi piedi scendon paralleli lungo il tuo corpo fino a congiungersi, stola rossa, dietro il tuo collo.
E nondimeno tu chiami: «Signore, comandami di venire a te!» Che fa, il Signore, che ancora non ti dice «vieni»? Ora che tu gli assomigli in tutto, ora che non sei più «Satana», perchè hai preso tu stesso quella croce da cui volevi distoglier lui, ora hai tutto il diritto, secondo la sua parola, di andargli dietro.
Tanto più che tu l'haì già scritto alla Chiesa, lì nella prima facciata della tua seconda lettera, e parola di papa, guai se risultasse bugiarda!
Certus quod velox est depositio tabernaculi mei, secundum quod et Dominus noster Iesus Christus significavit mihi: «...sicuro che quanto prima io deporrò il mio tabernacolo, come il nostro Signor Gesù Cristo m'ha fatto intendere».
Il Signore non può smentire il suo papa, e così tu vai. La tua croce, piantata sul globo, non è che la tua benedizione d'addio: una grande, apostolica benedizione da orizzonte a orizzonte e dallo zenit al nadìr, una benedizìone Urbi et Orbi, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


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